Henri Landru

Barbablù

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    Nome completo: Henri Désiré Landru
    Soprannome: Barbablù
    Falsi nomi: M.Diard, Georges Petit, M.Dupont, M.Cuchet, M.Fremyet, M.Lucien Guillet, M.Forest
    Nato il: 12 Aprile 1869
    Morto il: 25 Febbraio 1922
    Vittime accertate: 10 donne e 1 ragazzo
    Modus operandi: adescava le vittime, le uccideva e le bruciava nel forno a legna del suo villino di campagna


    L’infanzia e una vita apparentemente normale
    Henri Desirè Landru nacque a Parigi il 12 Aprile del 1869. Figlio di un pompiere, operativo presso la Vulcan Ironworks di Parigi, e di madre sarta, venne educato presso la Ecole des Freres ed etichettato dai professori come “un ragazzo abbastanza intelligente”. In seguito, frequentò l’istituto di Ingegneria Meccanica a Parigi, e, dopo aver terminato gli studi, entrò nell’esercito, dove intraprese una carriera lunga quattro anni che lo portò a conseguire il grado di Sergente. In quegli anni di servizio arrivò a sedurre la cugina Marie Charlotte Remy, dalla quale ebbe poi una figlia nel 1893, ma nonostante l’arrivo di questa decise di non sposare la cugina, e fu proprio in quello stesso anno che venne nominato sergente del terzo reggimento. Un anno più tardi abbandonò la carriera militare, tornando allo stato civile, e nel 1895 decise di sposarsi con un’altra donna dalla quale ebbe la bellezza di quattro figli. Sino ad allora la sua vita sembrò svolgersi come quella di un qualunque parigino, ma con l’abbandono della carriera militare iniziarono i problemi, principalmente dettati dal fatto che, per la prima volta, si trovò a contatto con una società per lui troppo veloce e ostile. Dovette mantenere la prima figlia e la cugina Marie, oltre naturalmente alla sua nuova e numerosa famiglia, e non avendo un lavoro fisso gli risultò difficile procurarsi il denaro sufficiente per sfamare loro e se stesso.

    Nel 1900 occupò un posto all’interno di un deposito parigino che si apprestava al fallimento, il suo titolare riuscì a fuggire in America poiché era ricercato per truffa, ma Henri, anch’egli immischiato nella losca faccenda sotto falso nome, venne arrestato.

    Costretto a trascorrere i due anni successivi in carcere, tentò il suicidio, ma nessuno volle credergli e così si vide accusato di aver simulato il suicidio nel tentativo di essere trasferito. Mentre si trovava in prigione a osservare i suoi problemi divenire sempre più complicati, riuscì a escogitare un piano per risollevare il suo deprimente stato economico, inserendo sotto falso nome alcuni annunci matrimoniali su piccoli giornali di periferia. Ottenere i favori di una vedova di Lille che cedendo alle sue avance gli lasciò una dote di 15.000 franchi con i quali fuggì dopo aver scontato la pena. Furono anni cupi quelli che precedettero l’avvento della Prima Guerra Mondiale, anni in cui Henri si trovò solo al mondo e senza l’aiuto di nessuno. La madre morì nel 1910, e il padre, che aveva sempre vissuto al suo fianco, si suicidò il 28 Agosto 1912, demoralizzato dal fatto che il figlio era oramai da considerare un criminale a tutti gli effetti. La truffa ai danni della vedova di Lille venne presto alla luce, e la polizia iniziò a cercare questo truffatore di cui aveva il nome, senza sapere che tale nome era fasullo. Landu venne condannato a quattro anni di carcere e alla deportazione in Nuova Caledonia, ma prima che potesse scontare la pena era necessario riuscire ad arrestarlo.

    Il primo omicidio
    Il 1914 fu l’anno in cui ebbe iniziò quello che, nel giro di pochi anni, venne definito “L’affare Landru”. Dopo aver compiuto numerose truffe di piccolo taglio, Landru, un uomo oramai alienato dalla moglie, arrivò a perfezionare la sua tecnica di truffa. Come già fece dalla prigione, continuò a inserire annunci sui giornali, dove si identificava come un vedovo di 43 anni e padre di due figli, sostenendo di aver un buon reddito, oltre a essere disposto a traslocare nel caso fosse riuscito a trovare una vedova con la quale avere anche prospettive matrimoniali. Con l’arrivo della grande guerra, molti uomini furono costretti a partire per le trincee, e non risultò difficile immaginare quante furono le donne rimaste vedove a rispondere ai suoi annunci. Si calcola che in tutta la sua carriera di “seduttore” Landru abbia avuto contatti con oltre 230 donne. Se è vero che tante donne risposero ai suoi annunci, è anche vero anche che la maggior parte di queste nemmeno arrivò a incontrarlo: egli era infatti solito operare una scrupolosa selezione tra tutte quelle corrispondenti, e la sua prima scelta cadde su M.me Cuchet, una signora da poco vedova che lavorava in un negozio di biancheria intima in Rue Monsigny. Utilizzando il nome di M. Diard intraprese con la donna un consistente rapporto epistolare che culminò col loro primo incontro. Jeanne Cuchet però non era una donna sola, aveva un figlio che si chiamava Andrè, e un cognato impiccione che sistemando alcune cose trovò numerose lettere nascoste. Erano le risposte di altre donne agli annunci di Landru. L’uomo avvertì Jeanne che M. Diard era un impostore, ma lei non gli credette, e quando a dicembre lui la invitò a trasferirsi nella sua villetta di campagna, accettò l’invito presentandosi col figlio. Era il mese di gennaio: Jeanne Cuchet, vedova di 39 anni, e il figlio Andrè, di soli 17 anni, vennero dati per dispersi.

    Nessuno poteva immaginare il vero motivo della loro sparizione. Dopo essere riuscito, grazie alla sua eloquenza, a farle firmare una procura che gli permetteva di mettere le mani sui suoi beni, Landau l’aveva uccisa, probabilmente strozzandola. Stessa sorte era spettata al figlio. In seguito aveva massacrato i due corpi riducendoli in brandelli e ne aveva fatto sparire le prove bruciandoli nel forno a legna. Alcuni mesi dopo, Landru aprì un conto di 5.000 franchi nella banca di Chantilly, dichiarando quella somma come l’eredità lasciatagli dal padre. L’orologio d’oro che invece portava al polso M.me Cuchet venne da lui riciclato e offerto in regalo alla sua vera moglie. Fu l’inizio di quello che per Henri divenne un vero e proprio lavoro necessario a mantenere la sua numerosa famiglia, un lavoro che svolgeva con la ferrea disciplina di un sergente che aveva scelto un compito e che doveva a tutti i costi portarlo a termine. Questo uomo barbuto e dai modi eleganti non si limitava a comportarsi come un serial killer violento, uno dei tanti assassini che popolano il mondo, lui era un uomo freddo e calcolatore, che, senza alcuna fretta, predisponeva tutti i preparativi anzitempo, e raggiunto l’obbiettivo spogliava il corpo della vittima di ogni oggetto di valore, annotando il tutto sul suo inseparabile taccuino. Proprio questo atteggiamento portò su di lui una enorme attenzione popolare.

    Gli omicidi successivi
    21 giugno 1915. Therese Laborde Line, vedova di 46 anni e nativa di Buenos Aires, lasciò il suo hotel, ereditato dal defunto marito, per trasferirsi nella villetta di Vernouillet dove Landru l’attendeva. I due si erano conosciuti per corrispondenza, e non era improbabile che già si scambiassero lettere prima della sparizione di M.me Cuchet. Dopo il 26 giugno nessuno giura di aver più visto Therese, e i suoi averi vennero svenduti al mercatino cittadino. Tutto ciò che risultò impossibile alla vendita, Landru lo accumulò in un garage presso Neuilly.

    Se torniamo indietro al 1 maggio 1915 scopriamo che Landru si incontrò con una donna di nome Desiree Angelique Marie Guillin, 52 anni. Al 2 agosto risale l’atto di vendita del suo appartamento e, il giorno dopo, buona parte dei suoi mobili vennero visti esposti al solito mercatino. Passò un altro giorno e un furgone carico di mobili raggiunse il garage di Neuilly scaricando lì tutto il suo contenuto. L’affare iniziò a montarsi, ma nessuno poté parlare di vittime, non c’era uno straccio di prova e soprattutto mancavano i cadaveri. Si poteva discutere solo di misteriose sparizioni, e ogni indagine possibile avrebbe comunque portato a nomi fasulli. Landru poteva stare tranquillo.
    Usando il nome di Gorge Petit, si fece passare per il cognato di M.me Guillin e creando carte false che ne dichiararono la paralisi entrò in possesso dei 12.000 franchi custoditi dalla Banque de France.

    L’inverno del 1915 vide Landru abbandonare la villa di Vernouillet e prendere in affitto un villino nelle campagne di Gambais. M.me Heon fu la nuova conquista del signor Dupont, questo il suo nuovo nome, una vedova di 55 anni che si lasciò convincere a recarsi nella villa di Gambais. Landru sistemò a modo l’abitazione e vi installò una grossa stufa che alimentava con la legna da lui stesso raccolta nei boschi circostanti. Sebbene nessuno avesse più visto M.me Heon dal mese di dicembre, tre suoi amici continuarono a ricevere, tramite Dupont, lettere da lei firmate.

    Probabilmente soddisfatto dei profitti di queste sue prime truffe, Landru sembrò abbandonare per quasi un anno il suo proficuo “affare”, ma non è nemmeno da escludere l’ipotesi che numerose vedove si fossero spaventate per le improvvise sparizioni e per questo avessero rinunciato, per un certo periodo, alle loro relazioni epistolari.

    All’arrivo di un nuovo inverno però, il camino della villa di Gambais riprese a funzionare. Questa volta Landru venne rintracciato da Anna Collomb, una donna con la quale aveva avuto contatti l’anno precedente. In questo caso Landru si fece chiamare M. Cuchet e la donna si disse incuriosita dal fatto che lui non si fosse più fatto sentire dopo le prime lettere. Quando i due si rincontrarono, Landru si lasciò persuadere a incontrare la famiglia di lei, che ebbe però un inspiegabile disprezzo nei suoi confronti. Decise allora di portarla a vivere con lui, nell’appartamento di Rue Chateaudun, e lì furono visti il 24 dicembre dalla sua potenziale cognata. Dopo quel giorno la famiglia perse ogni contatto con Anna.

    Nel mese di gennaio 1917, Landru incontrò Andree Anne Babelay, seduta sulla piattaforma della metropolitana che stava piangendo. Lei aveva solo 19 anni, e gli spiegò che aveva appena litigato con la madre, e che siccome quella l’indomani sarebbe stata via a lavorare era stata lasciata fuori di casa. Avendola trovata senza un soldo, Landru si offrì di ospitarla nella sua stanza di Rue de Mauberge, e l’11 marzo lei tornò dalla madre annunciandole l’imminente matrimonio. Il 29 marzo Landru e Andree furono visti allontanarsi verso Gambais, e al 12 di aprile nessuno poté giurare di averla rivista.

    Da due anni Henri aveva contatti con un vedova di nome Celestine Buisson, facendosi chiamare M. Fremyet. Lei pretese di incontrarlo e la madre pronunciò il desiderio che i due si sposassero. Niente di più facile per il truffatore Landru.
    Si diedero appuntamento a Garencieres, lui portò due biglietti ferroviari per sé e uno di sola andata per lei, e da allora si perse ogni traccia della donna. L’1 settembre i contanti di Landru aumentarono di 1.000 franchi. Per regolare alcune faccende, scrisse una lettera indirizzata al portiere dell’appartamento di Celestine e quando lui dubitò della firma, con estrema tranquillità lo chiamò e lo informò che M.me Buisson si era trasferita a sud per curare una malattia.

    Nel frattempo, con l’aiuto di un agente matrimoniale, incontrò M.me Jaume di Louise e le pagò il viaggio per raggiungere Gambais. Lei lasciò la sua casa di Rue de Lyanes il 25 novembre 1917 e presto 275 franchi rigonfiarono il conto di Landru. Il 30 novembre ebbe dei contatti con la Banque Allaume per negoziare 1.400 franchi depositati in passato da Jaume.

    Passarono poche settimane dalla scomparsa di M.me Louise, ed Henri venne subito ingaggiato da Anne Marie Pascal per alcuni affari. Lui si presentò col nome di M. Foresta. Un biglietto datato 5 aprile 1917 testimonia la partenza di M.me Pascal per Gambais. Con lei, sparirono tutti i suoi mobili.

    Marie Theresa Marchadier era una vedova, proprietaria di una pensione al numero 330 di Rue St.Jacques. Landru iniziò a corteggiarla sapendo che era intenzionata a vendere l’immobile. Chiedeva 7.000 Franchi, soldi che però Landru non possedeva, ma che decise di chiedere in prestito alla moglie. Nel gennaio 1919 propose a Marie di divenire sua moglie, lei accettò immediatamente e si recò con lui a Gambais. Di lì a poco M.me Marchadier vendette la sua pensione a soli 2.000 franchi, ma di lei nessuno ebbe più traccia. Tanto per rendersi conto della precisione delle sue azioni, Landru uccise e seppellì nel suo giardino i due cani che lei aveva portato con sé a Gambais.

    La cattura
    La sorella di Anna Collomb tentò in tutti i modi di rintracciarla, ma ogni suo sforzo si rivelò vano. L’unica cosa certa , da lei appresa, era che Anna era stata vista l’ultima volta a Gambais. Decise allora di scrivere una lettera d’aiuto al sindaco, e, come risposta, ricevette una busta contenente l’indirizzo della sorella di Celestine Buisson (anche lei si era rivolta al sindaco di Gambais): scoprì così, per caso, di non essere l’unica persona ad avere effettuato delle ricerche su una persona scomparsa, ma, soprattutto, che entrambe le strade portavano a una villetta di campagna, affittata da un certo Henri Desire Landru. Le due donne misero a confronto i loro risultati notando che tutte e due le sorelle erano sparite dopo essersi promesse in spose a quel personaggio dall’aspetto tanto normale quanto gentile.
    La polizia, informata dei fatti, emise un avviso di garanzia nei confronti dell’uomo.

    Landru venne riconosciuto dalla sorella di Celestine, alcuni giorni dopo, mentre, per le strade di Parigi, passeggiava in compagnia di Fernande Segret. Viveva con lei sotto il nome di Lucine Guillet al numero 76 di Rue de Rochechouart. Venne quindi arrestato, era il 12 aprile 1919. In una tasca della giacca teneva il suo inseparabile taccuino, un piccolo quaderno con una rilegatura nera: all’interno, numerosi fogli contenenti note enigmatiche sulle sue undici vittime. Venne perquisita la villetta di Gambais, ma non si trovò alcuna traccia riguardante ai nomi elencati nel taccuino, nemmeno in seguito agli scavi effettuati nel giardino, dove tornarono alla luce solamente i resti di tre cani. La polizia fu così costretta a giustificare l’arresto in base a denuncie per truffa ed estorsioni.

    Il processo, ovvero “L’affare Landru”
    Il 7 novembre 1921, davanti alla corte d’assise di Seine-et-Oise, presso la sede di Versalles, si aprì il processo a Landru. Sin da subito la popolarità del caso salì alle stelle. Durante le lunghe investigazioni avvenute dal suo arresto, Landru si comportò in maniera totalmente distaccata. Non venne trovata alcuna traccia di cadavere, ma solo numerosi abiti e carte legali. Nella cucina, vennero trovate solo schegge di osso, ma non c’era nulla che potesse provare la morte delle undici persone indicate nel taccuino.
    Sin dall’inizio del processo, Henri si dichiarò innocente, ammettendo tuttavia di aver truffato le presunte vittime. Spesso le sue parole divennero provocatorie, nei confronti della corte, esclamando frasi del tipo “Mostratemi i cadaveri!”
    L’entusiasmo popolare che lo circondò durante il processo, portò alla luce il suo lato di studioso attento e preciso, di amante e di uomo elegante e socievole. La gente non poteva odiare una persona simile, non riusciva a credere che quel piccolo uomo avesse ucciso dieci donne e un bambino. Ma fu proprio tutta quella popolarità a spingerlo verso una condanna certa. Iniziarono a spuntare dal nulla alcuni testimoni, parenti delle presunte vittime, vicini di casa. Un uomo giurò di averlo visto, un giorno, gettare qualcosa in uno stagno, e un altro testimone disse di aver tirato fuori dall’acqua, durante un battuta di pesca, un pezzo di carne putrida. Alcuni vicini della villetta di Gambais testimoniarono di aver visto uscire del fumo nero dal suo camino e di averne sentito l’odore putrido e pestilenziale, anche in periodi dell’anno durante i quali non era necessario il riscaldamento.
    Landru, nel frattempo, non faceva alcun caso a quelle accuse, e si comportava come se tutto il processo fosse un’opera teatrale: invitò anche alcune signore a sedere al suo posto,sfidando così la corte. Poi, venne chiamata a testimoniare Fernande Segret. Lei lo difese, confermando anche che si sarebbero presto sposati.

    A rendere ancora più popolare l’affare Landru, vi furono altri due fattori. Per prima cosa, tutto il processo coincise con la firma dei trattati di pace di Clemenceau, per questo si disse che la stampa fece di tutto per distogliere l’attenzione dalla sofferta conferenza di pace, dando massimo rilievo al “mostro” Landru. Inoltre, l’avvocato difensore di Henri non era un avvocato qualunque: si trattava di Vincent Moro-Giafferi, deputato socialista, che aveva partecipato alla resistenza contro i tedeschi.
    In tribunale, venne poi portato anche il forno in cui Landru sembrava avesse bruciato le vittime, ma non vi fu modo di farlo confessare. Landru continuò a proclamarsi innocente. Sembrava che tutto fosse stato da lui predisposto meticolosamente, sino alla fine. Non confessò di essere un omicida seriale nemmeno quando, in seguito allo studio dei documenti su M.me Buisson, la corte si convinse della sua colpevolezza.
    Alla fine del processo, il discorso di Gedefoy per l’accusa durò un giorno intero, mentre quello di Giafferi addirittura due, e fu un discorso di tal splendore che molti dei presenti credettero nella sua scarcerazione. Malgrado ciò la giuria giudicò Landau colpevole, ma propose di raccomandarne la grazia, cosa che però non venne accettata dal giudice. Il 30 novembre 1921, davanti a una serie di circostanze e documentazioni schiaccianti, e a alcuni frammenti di ossa umane rinvenute in una ulteriore perquisizione del giardino della villetta di Gambais, Henri Destre Landru venne condannato alla pena di morte.

    L’esecuzione e il mito Landru
    L’esecuzione venne fissata per il 23 febbraio 1922. Il giorno precedente Landru chiese e ottenne che gli fosse tagliata la barba. “Così alle donne, piacerò di più” disse. Lo stesso giorno, la richiesta di grazia inviata a Alexandre Millerand, presidente della repubblica di Francia, venne rifiutata. L’alba del giorno dopo, nel cortile della prigione di Versailles, Landru venne ghigliottinato in pubblica esecuzione.
    Sono trascorsi più di ottanta anni da quel giorno, ma il mito di Landru non si è ancora spento. Esposto in un museo di Parigi, ancora oggi, è visibile il suo taccuino.
    Non bisogna dimenticare quel taccuino, dove segnava tutti i suoi profitti, un vero e proprio simbolo del suo stile. Non è mai stato accertato come uccidesse le sue promesse spose, non si è mai capito quali fossero le sue sensazioni, i suoi sentimenti reali nei confronti delle vittime, né tanto meno quelli che provava durante gli omicidi, ma quei fogli dimostrano la sua lucidità, la sua precisione e che probabilmente sapeva di essere diverso dagli altri, e che sarebbe potuto entrare nella storia. Landru e il suo taccuino, inseparabili ovunque. Anatole Deibler, famoso boia francese, aveva l’abitudine di annotare tutte le sue “vittime”. Sul suo diario appare anche il nome di Henri Desire Landru.
    Infine non dobbiamo tralasciare l’importanza della figura di Fernande Segret. La loro storia durò due anni, è probabile che meditasse di ucciderla, ma non lo fece, forse l’avrebbe fatto se non fosse stato arrestato, ma non potremo mai saperlo. Il giorno che venne riconosciuto, in sua compagnia, dalla sorella di Celestine, avrebbe potuto optare per la fuga, cambiare nuovamente identità. Tuttavia non fuggì, si congedò da Fernande con le seguenti parole: “Addio, mio piccol desco.”
    L’uomo che fino ad allora aveva vinto su tutto e tutti, si era forse deciso a conoscere la sconfitta.
     
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